Beata ignoranza


È di questi giorni la notizia che il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier, proprietari della multinazionale Eternit, sono stati assolti dall'accusa di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Il motivo é molto semplice: é passato troppo tempo dai fatti. 

L'art. 157 del codice penale italiano prevede che la prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria. Purtroppo il mesotelioma maligno, il tumore causato dall'amianto, ha un’alta latenza (in altre parole, si manifesta solo molti anni dopo l’esposizione all'amianto). Per questo motivo La Suprema Corte ha annullato per prescrizione la sentenza che condannava Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione e un risarcimento di quasi 100 milioni di euro, destinati ai sindacati, al comune di Casale Monferrato, alla regione Piemonte e alle 932 parti lese.

Se puó consolare Schmidheiny non é stato assolto completamente. L'imprenditore svizzero dovrà rispondere all'accusa di omicidio volontario continuato e pluriaggravato di 256 persone. È andata in prescrizione l'accusa di reato ambientale, ma ció non toglie che le sue fabbriche abbiano ucciso tutte queste persone. Staremo ora a vedere cosa succederà in futuro.

E in Brasile?

Qui ci sarebbe da ridere, se non da piangere. La quantità di amianto estratto, prodotto e commercializzato in questo paese é allucinante. Ma la cosa che fa piú impressione é la ingenuità e l'ignoranza di molte persone. La maggioranza dei brasiliani sono convinti che l'amianto prodotto in Brasile sia differente da quello degli altri paesi, meno pericoloso. Anzi, qualcosa di valido, utile ed economico. E non serve cercare di spigargli che, col tempo, quella copertura di Eternit sul tetto puó uccidere le persone, tanto loro non ci credono. Sará perché, considerando le morti che avvengono in Brasile, morire di tumore dopo venti o trent'anni sia una cosa da poco conto.

L’amianto – la cui produzione è stata bandita dal 1992 in Italia, dal 1999 in Europa e di cui l’OMS raccomanda sia eliminato a livello mondiale – ha un giro d’affari mondiale plurimiliardario che interessa molti paesi, a cominciare da Russia, Cina e Brasile, i tre principali produttori. Se però la Cina non è una democrazia e in Russia non si muove foglia che Putin non voglia, il Brasile è una democrazia piena e, per di più, è anche il terzo maggior consumatore al mondo d’amianto. «Ogni brasiliano» spiega lo pneumologo Ubiratan de Paula Santos, «consuma in media 700 grammi di amianto l’anno e stimiamo che i morti da amianto negli ultimi 10 anni siano stati 150mila». Il motivo è semplice: in Brasile ci sono 16 grandi aziende multinazionali che producono amianto – Eternit compresa – che «ad ogni elezione, vanno a finanziare trasversalmente tutti i partiti politici», spiega Fernanda Giannasi, un’ispettrice del ministero del Lavoro brasiliano in pensione, che ha fondato l’Abrea, l’associazione delle tante vittime verde-oro dell’amianto. Il suo è un lavoro immane perché gran parte di media e tv, grandi e piccoli, in cambio di pubblicità e/o finanziamenti da parte delle multinazionali che producono amianto non informano la popolazione brasiliana dei rischi connessi all’uso quotidiano dell’amianto.
Due episodi personali per capire. Quando nel 2007 mi trasferii in Brasile cercavo casa e ricordo ancora come un locatore, nello spiegarmi le virtù del suo appartamento, mi mostrò 4 enormi «fioriere di amianto. Sono una bellezza non è vero?» mi disse. Scappai a gambe levate. Un paio di anni fa, visitando il villaggio degli indios Tupinambá di Itapuã nei pressi di Ilheus, la città dove Jorge Amado ha ambientato il suo Gabriella, garofano e cannella, un vecchio mi mostrò orgoglioso il tetto della sua capanna in Eternit. «È indistruttibile» mi disse. «La nostra tradizione vorrebbe il tetto di foglie e paglia», mi spiegò lasciandomi di sasso Thiago, studente 25enne con la passione per l’informatica, nome indio Kaluaná, ma «la maggioranza qui ha voluto l’Eternit», perché «costa poco» ed è «più moderno».
Questa dunque la situazione in Brasile dove le aziende del settore si difendono con un mantra: «Il nostro amianto non fa male, è crisotile ed è diverso da quello italiano». Una balla clamorosa smentita da tutti gli studi scientifici seri, ovvero non fatti da “scienziati” pagati dalle multinazionali dell’amianto.
Fonte: Europaquotidiano 

QUI un video del quotidiano britannico The Guardian sulle  decine di migliaia di brasiliani affette da mesotelioma da amianto.
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1 commento:

  1. la situazione qui in brasile è tragica, hanno eternit ovunque, tetti di capannoni, case, riservatori d'acqua, tutto in eternit. Ma siccome qui nessuno ne parla vuol dire che non fa mica male, siamo noi in italia che ci allarmiamo per delle stupidate

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