Se il coronavirus dovesse esplodere qui in Brasile come è successo
in Italia avrei paura. Non per venire contagiato, ma per la grande ignoranza e incompetenza
dei brasiliani. In una intervista fatta a Miami recentemente il presidente
Bolsonaro ha detto in sostanza che “…il problema del coronavirus, quello che si
dice, è pura fantasia, non è quello che i media dicono”. Secondo il Ministro della
salute “è solo un’influenza, passerá”.
Quindi mentre l’Italia intera è in quarantena con piú di 10
mila casi di infezioni e 631 morti, nel sito della Uol si legge:
La reazione sembra sproporzionata. Vediamo: a livello
globale, il coronavirus ha già causato la morte di oltre quattromila persone
dalla sua comparsa, alla fine del 2019. Il tasso di mortalità della malattia,
tuttavia, non è considerato elevato: l'ultimo panorama dell'OMS (Organizzazione
mondiale della sanità) Salute) indica che i decessi corrispondono al 3,4% di
quelli infetti (un numero che può e dovrebbe cambiare nei prossimi mesi).
Per darvi un'idea, l'epidemia di SARS, che si è verificata
nel 2002 a causa di un altro tipo di coronavirus, ha avuto un tasso di
mortalità del 9,63% (con 813 decessi e 8.437 casi). L'epidemia di MERS, causata
anche da un coronavirus nel 2012, ha chiuso il suo tasso di mortalità al 34,45%
(con 2.494 casi e 861 morti).
Vale anche la pena ricordare che, sebbene le persone anziane
e con problemi di salute (in particolare condizioni cardiache, diabete e
problemi renali e respiratori cronici) siano più vulnerabili al coronavirus, la
stragrande maggioranza delle persone infette sviluppa sintomi lievi e può
riprendersi a casa senza complicazioni maggiori. Alcuni, infatti, non cercano
nemmeno un aiuto medico, in quanto non sviluppano sintomi.
"Non sapendo come si comporterà in Brasile e pensando
che sia un virus che viaggia per il mondo spaventa", ritiene l'infettologista
João Prats, della BP - A Beneficência Portuguesa de São Paulo. "Ma è
importante ricordare che i sintomi che provoca non sono così diversi dagli
altri virus noti che causano sindromi respiratorie", valuta.
Cioè, anche se l'epidemia avanza nel paese, ci sono
trattamenti e risorse disponibili e già noti per trattare i sintomi causati
dalla malattia. Ciò, in teoria, ridurrebbe le possibilità di affrontare una
quarantena come quella vista in Europa. E, a differenza di quanto accaduto con
l'Italia e la Cina, il numero di casi in Brasile non aumenta bruscamente giorno
dopo giorno.
Ricorda inoltre che alcuni fattori rendono la prognosi per
il Brasile non così catastrofica. "Il clima caldo e la popolazione più
giovane sono punti che favoriscono uno scenario più leggero qui", ritiene.
Quindi, a questo punto, la cosa più importante è mantenere
la calma e tenere il passo con gli sviluppi e le nuove scoperte, ma tenendo sempre
presente che la situazione non è così grave - o forse dovremo pagare un prezzo
molto più alto di quello che minaccia il virus impone.
Ci sono trattamenti e risorse disponibili? Qui in Brasile? Ma
chi ha scritto questo articolo ha visto come sono gli ospedali in questo paese?
Poi il fatto che qui faccia caldo e che la popolazione sia piú giovane dovrebbe
rendermi piú tranquillo? No ragazzi, considerando l’ignoranza di moltissime
persone, di qualunque livello sociale ed economico che esistono in questo paese,
se dovesse succedere qualcosa anche solo simile a quella italiana o europea,
credetemi, c’è da aver paura. Ma non del virus, ma del livello d’intelligenza
di molti.
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