Ospedaletto Lodigiano, 2057 abitanti e 1300 brasiliani. Che nessuno ha mai visto


La cittadinanza italiana fa gola a molti sudamericani. Per ottenerla esistono principalmente tre strade: il matrimonio, la residenza per almeno 10 anni, e infine, in virtù di un regio decreto del 1912, si può dimostrare di avere avuto un avo italiano per rientrare nella cosiddetta normativa «iure sanguinis». Negli ultimi cinque anni sono esplose le richieste di cittadinanza, e quelle invocate in virtù di parentele più o meno remote hanno prestato il fianco a maneggi poco limpidi e truffe.



I brasiliani fantasma di Ospedaletto Lodigiano

A Ospedaletto Lodigiano non c’è neppure una scuola di Samba. Eppure 1300 dei 2057 abitanti sono nati e cresciuti in Brasile. Sulla carta quasi tutti risiedono in cinque appartamenti della stessa palazzina. Abitazioni, guarda caso, di proprietà dell’ex responsabile dell’anagrafe cittadina, Roberto Capra. In realtà a Ospedaletto non hanno mai messo piede. Un vigile urbano, Mariano Pozzoli, incaricato di accertare la residenza dei neoarrivati, simulava che tutto era in regola e che effettivamente in quella casa abitavano a rotazione venti persone, provenienti da località diverse dello Stato sudamericano. Sulla base di questi accertamenti, lo stesso Capra all’anagrafe rilasciava il certificato di residenza, e i brasiliani diventavano subito cittadini italiani. Fino al 2015 i cittadini stranieri presenti nel piccolo comune erano 85, l’anno dopo erano già quasi mille, per poi crescere ancora nei mesi successivi. Il dato è finito all’attenzione della sindaca, Lucia Mizzi: «In paese non avevo mai visto neppure un brasiliano. Figuriamoci 1300, me ne sarei accorta». Anche perché il paese è davvero minuscolo, e si sviluppa quasi tutto lungo un’unica strada


La prima cittadina ha quindi sporto denuncia e la compagnia della Guardia di Finanza di Lodi, guidata dal capitano Domenico Lamarta, ha portato a termine l’inchiesta ricostruendo, grazie a intercettazioni ambientali e video, i rapporti opachi che esistevano tra i due impiegati del municipio e l’agenzia di intermediazione, gestita da una coppia brasiliana, la 45enne Mariane Bertoni e il 39enne Welliton Girotto. I quattro sono stati arrestati e con loro altri complici. La scorsa estate in tempi rapidissimi grazie al patteggiamento degli imputati è arrivata la sentenza: condanne a 3 anni e 6 mesi, fino a un massimo di quattro anni per Capra. Terminato il processo, al Comune sono cominciati i problemi. Con un impiegato in meno e l’impossibilità di assumerne altri, la minuscola amministrazione ha dovuto cominciare a cancellare dagli archivi anagrafici le cittadinanze fittizie. Gli oriundi che aspiravano a un riconoscimento avevano versato fino a cinquemila euro per ritrovarsi solo con una raccomandata con cui venivano informati che non potevano più ritenersi cittadini italiani. Molti di loro hanno reagito, chi per le vie legali del ricorso al Tar (circa 400), chi per quelle illegali della minaccia e dell’intimidazione all’indirizzo della sindaca Mizzi.

Boom di richieste di chi ha un avo italiano

Quello del piccolo centro lombardo è solo la superficie che affiora di un continente sommerso. Negli ultimi due mesi sono state presentate 23mila richieste di cittadinanza, ma complessivamente quelle che giacciono nei vari uffici sono 295.805. La crescita è costante. E ingolfa i vari uffici coinvolti perché naturalmente ogni domanda va corredata della documentazione necessaria, e ogni estratto dagli archivi di Stato, dalle anagrafi o anche dai uffici ministeriali, richiede lavoro e tempo. Solo nel 2017 i nuovi italiani sono stati 135.814 di cui 8.284 solo per lo ius sanguinis (6,1%). E sono molti i dinieghi: 106 mila nell’ultimo anno e mezzo, a cui sono seguiti 4.181 ricorsi e 1.874 impugnazioni davanti al Tar.


Il record di San Paolo: 75.423 domande

Per chi può dimostrare di avere avi italiani, la prima tappa è quella di rivolgersi ai Consolati, che non riescono però a far fronte a tutte le richieste. Solo in Brasile sono state presentate 17.730 domande nell’ultimo anno. A San Paolo, 75.423 istanze in totale, e in questi giorni rispondono a quelle presentate nel 2006. Un’altra strada è quella del tribunale di Roma: 6.273 domande da agosto 2017 a maggio 2018.


La via più rapida è quella di trasferirsi per un po’ di tempo in Italia, chiedere il certificato di residenza e, quindi, il riconoscimento della cittadinanza italiana. Ne è nato un mercato di agenzie, intermediari, e proliferano i truffatori. Negli ultimi due anni, sette diverse procure d’Italia hanno aperto procedimenti penali su una serie di illeciti legati allo ius sanguinis. In quasi tutti i casi, esattamente come accaduto a Ospedaletto, dietro questi raggiri ci sono agenzie che promettono pratiche rapide mettendo nel pacchetto anche le residenze (vere o simulate) e la ricerca dei documenti. Spesso si tratta di certificazioni provenienti da archivi venezuelani o brasiliani, sui è quali è difficile svolgere qualsiasi verifica.

Il vero obiettivo? Il passaporto italiano

Qualche mese fa il sindaco di Val di Zoldo, piccolo comune nelle valli alpine bellunesi, ha dovuto affrontare un consulente di quattro brasiliani con i suoi clienti al seguito. Pretendeva che i suoi assistiti ricevessero il riconoscimento della cittadinanza. Il sindaco, che non aveva mai visto queste persone (del resto in paese ci si conosce tutti), si è fatto portare dall’ufficio anagrafe i dati sulle ultime residenze concesse e ha così scoperto che il consulente aveva fatto «trasferire» nel bellunese almeno una trentina di cittadini sudamericani. Non solo, si è anche accorto che fino a quel giorno, il Comune aveva rilasciato la cittadinanza a 1600 cittadini stranieri su un totale di 3200 residenti effettivi.


La stessa cosa è successa in molti altri comuni del Bellunese, della riviera ligure, dell’entroterra siciliano o della cosiddetta Terra di Lavoro, in Campania. Una volta ottenuta la cittadinanza, quasi tutti si iscrivono all’Aire, cioè l’elenco dei cittadini italiani residenti all’estero, e possono così viaggiare liberamente per l’Europa o richiedere il visto Usa con maggiore facilità. Che è poi quello che davvero vogliono.

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