Bolo de pote




Oggi parliamo di “comida”, in particolar modo di dolci. Non è la prima volta che tratto questo argomento e sempre affermo, a mio parere con giusta ragione, che i dolci brasiliani sono una porcheria, di una dolcezza a dir poco nauseante. Ma non è di questo che voglio parlare.

Considerando questa “crisi” che sta avvenendo in Brasile, mi è (o era, ancora non ho deciso) venuta voglia di arrotondare lo stipendio facendo qualcosa in casa. Come tutti gli italiani mi so arrangiare in molte cose, ma in quale campo me la cavo meglio? Ci sono tre cose che un po’ capisco: fotografia, computer e cucina. Fare il fotografo lo trovo interessante, so usare abbastanza bene (per oggi concedetemi di lasciar da parte la modestia) programmi come Photoshop, Lightroom e altri, però, se si vuole fare qualcosa di serio, non improvvisato come è abitudine qui in Brasile, aldilà delle conoscenze tecniche servono macchinari e attrezzature che, tanto per cambiare, qui in Brasile costano carissimi. Se poi aggiungiamo che a un fotografo non viene dato il merito e il rispetto dovuto (lo so per certo dato che conosco alcuni fotografi brasiliani) possiamo benissimo scartare, purtroppo, questa professione. Computer: uso il PC da quando è uscito Windows 3.1 (quindi parliamo del lontano 1992), so montare, installare e riparare (ma non a livello hardware) quasi ad occhi chiusi. Ma non ho mai studiato informatica. E considerando che al giorno d’oggi escono ragazzi ancora adolescenti con conoscenze informatiche di ottimo livello, penso che la mia preparazione sia ben poca cosa confronto alla loro. Quindi non resta che la cucina.

Sono italiano, amo cucinare e me la cavo bene tra i fornelli. Aldilà della pasta che tutti noi (italiani) sappiamo fare in mille modi diversi, un ramo della gastronomia che mi ha sempre appassionato è la pasticceria. Amo i dolci e sono goloso fuori misura. Inoltre la pasticceria italiana è talmente varia e di tal alto livello che si presta molto bene è un’attività di successo. Se non fosse che abitiamo in Brasile…

Facciamo un passo indietro. Avevo detto che mi era venuta l’idea di fare qualcosa in casa per guadagnare qualche soldino. Qui in Brasile lavorare in casa è una cosa comune e possiamo dire che non occorrono tante pratiche burocratiche come in Italia. Basta un po’ di buon senso e di serietà, e queste doti, grazie al cielo, non mi mancano. Una cosa che qui in Brasile sembra avere successo è il “bolo de pote”.


In pratica è tipo una piccola torta piena di crema in un recipiente mono-porzione usa e getta. Può sembrare una cazzata ma sembra che funzioni. Ho fatto un paio di conti al volo e ho visto che un “bolo” di 250 gr. mi costa, per farlo, poco più di R$ 2,00. Lo puoi rivendere tranquillamente per R$ 5,00 senza problemi avendo così un buon margine di lucro. È ovvio che tutto dipende da quanti “bolos” vendi, però considerando un guadagno netto del 150% e la facilità di preparazione, questa idea diventa molto interessante. Ma come sempre, quando trovo qualcosa che sembra che funzioni, sorgono i problemi.

Possiamo benissimo dire che il problema, alla fine, sia… io. È un problema perché io non sono brasiliano e non mi piacciono i dolci brasiliani. Se fate una ricerca in rete troverete un’infinità di ricette di “bolo de pote”, ma sono fatte da brasiliani per i brasiliani, quindi con l’aggiunta dell’immancabile latte condensato, doce di leite, cocco, maracuja, ecc. Anche per fare una crema pasticcera loro aggiungono il latte condensato, altrimenti la ritengono “sem graça”, cioè senza sapore. E tutti noi sappiamo che per loro il miglior dolce del mondo è il “brigadeiro” (detto questo, potremmo chiudere qui il binomio pasticceria-brasile, ma invece andiamo avanti).

Partiamo da un presupposto importante: io non voglio fare una cosa che non mi piace. Già ho un lavoro che mi dà da vivere, ma è pur sempre un lavoro, con tutti i pro e contro. Quindi se decidessi di fare qualcosa di mio, soltanto mio, vorrei fare qualcosa che mi piaccia, che mi renda stanco ma soddisfatto alla fine della giornata. Inoltre, essendo fiero di essere italiano, vorrei fare qualcosa attinente al mio Paese. Quindi niente di brigadeiro, prestigio, sensação e altri tipici dolci brasiliani. Questi li lascio fare a loro. Quindi qual è il dolce italiano più famoso? A mio parere è il Tiramisù. Ed essendo un dolce al cucchiaio si presta molto bene come ‘bolo de pote”. Ma credetemi, preparare il vero e originale Tiramisù in Brasile è praticamente impossibile!

Come tutti sanno il Tiramisù è un dolce con strati di savoiardi imbevuti di caffè e crema di mascarpone. Il problema è questo benedetto mascarpone, praticamente introvabile in Brasile. Ora per piacere, non venitemi a dire che in quel determinato supermercato è in vendita, perché proprio oggi ho girato tutti, ma proprio tutti i supermercati di Sorocaba, e non sapevano nemmeno cosa fosse (e per chi non lo sapesse Sorocaba non è un paesino sperduto di campagna ma una città più grande di Milano). Esiste un modo, relativamente semplice, di preparare il mascarpone in casa, ma serve della panna fresca, altra cosa non facile da trovare e di costo elevato qui in Brasile. Inoltre una cosa è preparare del mascarpone in casa per fare un (uno di numero) Tiramisù, un’altra è prepararlo per farne 10 o 20.

Ma il problema non è solo il mascarpone. Prendiamo per esempio una banalissima panna montata. In Italia, in qualunque supermercato, trovi tre tipi di panna: quella da cucina, quella da montare e quella vegetale. Quest’ultima non la dovremmo nemmeno considerare come “panna”, dato che viene prodotta con ingredienti di origine, appunto, vegetali. In ogni caso esiste. Cos’è che fa montare la panna? Sono i grassi contenuti in essa. La panna da cucina e quella vegetale hanno una percentuale di grassi intorno al 20%. Quella da montare, sia fresca che a lunga conservazione, circa il 35%. Per questo usando la panna da cucina, pur montando per ore e ore con lo sbattitore elettrico, non diventerà mai soda. Questo in Italia.

In Brasile è facilissimo trovare della “creme di leite”.
In pratica è la nostra panna da cucina, con una percentuale di grassi che vanno dal 17% al 22%. Quindi se volete ottenere della panna montata dovrete usare o della “creme de leite fresco” o quella che loro chiamano “chantilly”.



La “creme di leite fresco” è uguale alla nostra panna da montare, con una percentuale di grassi del 35%, ma con la differenza che costa molto, considerando che è un prodotto di origine caseario e non tutti i supermercati ce l’hanno. Io la trovo alla Carrefour o al Extra con un prezzo di quasi R$ 13,00 per una bottiglietta da 500 ml, a mio parere troppo cara nel caso dovreste farne un uso abbondante.


L’altra opzione invece io, italiano “chato” che odia i dolci brasiliani, non la prendo nemmeno in considerazione. In pratica è un insieme di prodotti chimici, dolce all’inverosimile, che in qualche modo assomiglia, forse per il colore, alla panna montata. Ma il sapore e la genuinità non è nemmeno comparabile. L’unico vantaggio è che costa poco. Una confezione da 300 gr la pago R$ 3,99.

E vogliamo parlare del cioccolato? Il Brasile è uno dei più grandi produttori di cacao, ma provate a comprare del comunissimo cacao in polvere, quello che si usa nel latte al mattino, e poi ditemi cosa ne pensate. Come al solito ha una quantità di zucchero elevatissima, è praticamente impossibile fare un dolce (buono) con questo prodotto. Cacao amaro quasi non esiste, sempre ha una certa dose di zucchero. In qualche negozio specializzato potreste trovare delle tavolette di cioccolato con una percentuale di cacao del 30% o del 50%, ma a dei prezzi assurdi. E potremmo andare avanti ancora per molto, ma finiamo qui.

Quindi, morale della favola (e scusatemi se mi sono dilungato, ma l’argomento "comida" mi sta particolarmente a cuore) fare dei dolci di qualità in Brasile è un serio problema. Ora io non so cosa farò con questa mia idea di “bolo de pote”. Come progetto è buono, perlomeno per chi sa come muoversi in cucina, però fare Tiramisù diventa quasi impossibile. È vero che al posto del mascarpone si possono usare altri ingredienti, come la ricotta, la panna o altri tipi di creme, ma in questo caso non sarebbe più il vero Tiramisù originale italiano.

Ora lo so, e torno a dire, la colpa è mia. Dovrei fregarmene di tutti questi problemi a fare quello che piace ai brasiliani. Ma, e scusate l’espressione, se loro vogliono mangiare m…da che vadano a mangiarla da un’altra parte, perché io di sicuro non gliela preparo. Vedremo. In pratica io ho già preparato quasi tutto, compresa una pagina di Facebook, biglietti da visita, etichette e tutto quello che serve per iniziare l’attività. Ho anche in menu alcuni tipi di Tiramisù in versione “tropicale”, con mango e ananas per esempio, però questo maledetto mascarpone è un vero problema. Farò ancora delle prove, testerò altri ingredienti, e poi deciderò cosa fare.

Dura la vita di un italiano amante di cucina qui in Brasile! 













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1 commento:

  1. Ma tu vuoi vendere dolci italiani ai brasiliani o agli italiani? Hai mai pensato che il tiramisù tradizionale può non piacere al gusto brasiliano abituato ad altri sapori? Se vuoi soddisfare il tuo palato posso capire, ma se vuoi un reddito extra fai alla brasiliana! Se abitassi in India o in Giappone come faresti?

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