Cop30 in Brasile: abbattuti ettari di foresta amazzonica per costruire l’autostrada


Che strano. Quando Jair Bolsonaro era il Presidente qui in Brasile tutti voi, e per "voi" intendo italiani e stranieri in genere, lo accusavate di tutto. Lui era il diavolo, era un fascista, un assassino, era tutto ció di negativo che esistesse. Ora, con Lula al governo, proprio lui che "fu accolto come una star e promise che con il summit ospitato dal suo Paese le cose sarebbero cambiate", parte della foresta amazzonica viene abbattuta proprio per aver luogo, a Belém, la 30esima Conferenza delle Parti sul Clima, la Cop30.  Sará che ora "voi" riuscirete ad aprire gli occhi e vedere chi sia realmente questo personaggio ormai odiato in tutto il Brasile?

Cop30 in Brasile: abbattuti ettari di foresta amazzonica per costruire l’autostrada


Che fatica e quante contraddizioni nella battaglia diplomatica per salvarci dal nuovo clima. Quest'anno, non senza polemiche, a metà novembre si terrà in Brasile la 30esima Conferenza delle Parti sul Clima, la Cop30, il grande vertice che dovrebbe trovare un accordo globale per affrontare le sfide sempre più urgenti legate agli impatti del cambiamento climatico. La strada verso l'intesa è però decisamente in salita, anzi, per certi versi spianata in direzione dell'insuccesso. Perché mentre il mondo vira a destra e guarda al ritorno dei combustibili fossili, in un Pianeta ancorato alle mosse di Donald Trump che si smarca dagli Accordi di Parigi, nega la crisi climatica e distrugge ogni politica d'azione sul clima, dal Brasile arrivano segnali che appaiono come un grande passo indietro rispetto al senso di protezione di cui la Terra ha bisogno.

Un’autostrada a 4 corsie per le delegazioni


Per ospitare la Cop30, che si terrà nel cuore dell'Amazzonia a Belém, si stanno infatti perfino abbattendo alberi: lo scopo è davvero "spianare", dato che è in costruzione una nuova autostrada a quattro corsie che potrebbe attraversare diversi ettari di foresta pluviale amazzonica protetta e servirà per condurre le delegazioni alla Cop. Questa è solo l'ultima incongruenza, di tante, relative alla futura Conferenza, quella che fino a due anni fa veniva vista come decisiva, determinante, chiave e simbolica. Negli ultimi tre anni infatti le Cop si sono svolte in Paesi dove a dominare è stata l'ingerenza delle fonti fossili o la mancanza di diritti sociali: prima l'Egitto, poi la Dubai del petrolio, infine la Baku del gas. Difficile immaginare che da quei luoghi sarebbe uscito un accordo planetario, come chiedono gli scienziati, per dire addio ai combustibili fossili responsabili delle emissioni che stanno riscaldando il Pianeta.


Il Brasile era la speranza


Il Brasile, allora, era la speranza. Quando il neo eletto presidente Luiz Inacio Lula arrivò in Egitto nei padiglioni della Cop27, fu accolto come una star e promise che con il summit ospitato dal suo Paese le cose sarebbero cambiate. "Non c’è sicurezza climatica se non si mette in sicurezza il polmone del Pianeta" disse riferendosi all'Amazzonia e proponendo, nonostante le enormi difficoltà logistiche, di realizzare la Cop30 proprio all'interno dell'Amazzonia. Già allora, perfino fra i delegati brasiliani, sorsero i dubbi: come faremo a portare e dare ospitalità a 50mila persone (la stima dei futuri partecipanti alla Cop30) in una zona così isolata e complessa? Si chiedevano tutti. Oggi stiamo avendo le prime risposte e non sono per nulla buone, denunciano abitanti, professori e ambientalisti del Brasile.

“Difendere le foreste e tagliarle per il summit”


Per semplificare il traffico verso Belém e ospitare 150 capi di Stato e leader mondiali in Brasile stanno costruendo un'autostrada ai cui lati svetta la foresta pluviale mentre lungo i bordi sono già ammucchiati i tronchi degli alberi tagliati. Si tratta di un progetto ipotizzato in passato e oggi ripreso chiamato "Avenida Libertade" che coinvolge più zone, tra cui il tratto amazzonico verso Belém. Già tempo fa, raccogliendo informazioni, la dottoressa e ingegnere forestale Ana Letícia R. Ferro aveva denunciato questa "ipocrisia" sulle pagine di Green Amazon e ora la Bbc ha diffuso le immagini riprese dal drone dei luoghi in cui stanno costruendo l'autostrada, confermando l'avanzamento dei lavori. L'ipocrisia, secondo Ferro, sta soprattutto nella visione dichiarata del Paese: quella di spingere per un aumento dei fondi in difesa delle foreste e al tempo stesso tagliarle per ospitare un summit globale.

A rischio la biodiversità


Gli abitanti locali, intervistati dai media, raccontano come i nuovi tagli per lasciar spazio alla strada stanno già impattando sulle loro vite, per esempio con la perdita di coltivazioni, e minacciano la preziosa biodiversità di quell'area dell'Amazzonia. Denunciano anche una mancata e completa consultazione da parte del governo e i timori che, con una strada del genere, un luogo da preservare e proteggere possa essere ora più accessibile alle aziende a caccia di profitti. Alle loro paure si aggiungono quelle dei ricercatori che temono che la nuova infrastruttura frammenterà l'ecosistema e interromperà il movimento della fauna selvatica, come ad esempio quello dei bradipi. Inoltre la strada rischia di limitare l'accesso a fonti e corsi d'acqua per gli animali.

Nonostante i residenti sostengano di "non essere ascoltati" il governo dello stato del Parà continua a ribadire che la ripresa dei progetti di Avenida Liberdade rientra in una serie di oltre 30 opere che saranno "lasciate in eredità alla popolazione" dopo la Cop e quella in costruzione è "un’autostrada sostenibile" con attraversamenti per gli animali e illuminazione basata su fonti rinnovabili.

Il governo: “Opera necessaria”


Ovviamente, deforestare per proteggere la foresta, è un concetto difficile da difendere, ma il governo brasiliano spiega che l'opera è necessaria se vista in ottica futura, sia per il clima, sia per i brasiliani. Le tante recenti contraddizioni del Paese però sembrano mostrare un'altra faccia del Brasile quando siamo a soli otto mesi dalla Cop30. A inizio anno per esempio il Paese, dove a novembre si discuterà di anche di uscita dalle fonti fossili, è entrato ufficialmente nell'Opec, l'organizzazione dei Paesi produttori di petrolio.

Contemporaneamente, per rendere possibile una Conferenza dal forte valore simbolico a Belém, nella città amazzonica sono in costruzione ovunque nuovi hotel, ristoranti e perfino porti che potrebbero accogliere navi da crociera (non certo poco inquinanti) dove accogliere visitatori e delegati. Il tutto in una Belém che è specchio di ben altri problemi: questa realtà, povera, è oggi infestata dalla criminalità e dalle disuguaglianze e una gran parte dei 2,5 milioni di abitanti vive ancora nelle favelas.

Solo il 2% delle acque reflue viene trattato


A livello ambientale è poi fortemente inquinata: solo il 2% delle acque reflue della città viene trattato e attualmente è in atto una corsa contro il tempo nel tentativo di risanare diversi canali. Mancano inoltre gli alloggi, motivo per cui i pochi disponibili sono stati messi a disposizione - per novembre - a prezzi esorbitanti, si parla di decine di migliaia di euro. Tutti questi elementi fanno pensare - come raccontavano a Green&Blue durante la Cop29 alcuni delegati brasiliani - che sia davvero una sfida durissima quella di riuscire a trasformare la futura Cop30 in un successo, sia per il Brasile sia per la battaglia climatica. Il presidente Lula però ci crede e, al netto di possibili altri interventi a danno dell'ambiente, ha davvero pochi mesi per dimostrarlo.

Una sfida duplice


Lo scopo è mostrare, secondo il Brasile, che un risanamento del Pianeta e una intesa multilaterale per arginare gli impatti del nuovo clima è ancora possibile, nonostante Trump e la deriva anti-clima. Quale teatro migliore per riuscirci se non un evento che si svolge per la prima volta in assoluto in un ecosistema minacciato come l'Amazzonia e oltretutto esattamente 10 anni dopo gli Accordi di Parigi e 20 dopo l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto? Per riuscirci, dunque, sono disposti a tutto: anche sacrificare una parte del loro stesso polmone verde.

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