Credo che sia impossibile non parlare di quanto sia successo in questi giorni a Rio de Janeiro. Disgrazie come queste fanno pensare a quanto potrebbe essere corta la nostra vita o come siano insignificanti i problemi che abbiamo noi tutti i giorni. Fino ad oggi, 10 aprile, sono state registrati 61 morti nella città di Rio de Janeiro, 16 in São Gonçalo, 1 in Petrópolis, 1 in Nilópolis, 1 in Paracambi,1 in Magé e 138 a Niterói. Ed è proprio di questa città che voglio parlare.
Niteròi è una citta dello Stato di Rio de Janeiro. Ha quasi 500.000 abitanti e si trova proprio di fronte alla famosa città carioca.
E’ al terzo posto come migliore HDI (Indice di Sviluppo Umano) del Brasile, fu capitale dello Stato di Rio fino al 1975, ha spiagge bellissime e strutture alberghiere di prim’ordine, numerose opere dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, è uno dei maggiori centri culturali del Brasile e la migliore in ambito scolatisco dello Stato. Quindi un bellissimo posto per viverci, a patto di avere i soldi ovviamente. Ah, dimenticavo, c’è anche un bellissimo ponte lungo più di 13 km con quattro corsie di marcia per ogni senso di marcia che collega Rio de Janeiro con Niteròi.
Eppure in una città così bella è successa questa grande tragedia. Destino, dirà qualcuno, fatalità a cui nessuno poteva porvi rimedio. Ma sarà proprio così?
I fatti sono quelli che conosciamo: a causa della enorme pioggia che c’è stata in questi giorni a Rio (ma non solo a Rio ma in tutto il Brasile) una parte di una collina di Niteròi ha franato distruggendo centinaia di case con tutte le persone che vivevano. Questa “
collina” si chiama
Morro do Bumba. Ma perchè ho usato le virgolette? Perchè questa “
collina” in realtà era una enorme discarica a cielo aperto utilizzata dal 1970 fino al 1982. Poi, in accordo con alcuni biologi della Università di Rio la prefettura decise che la discarica avesse raggiunto il massimo di spazzatura che potesse contenere, allora decisero di costruire un’altra discarica poco lontano. Dobbiamo dire per dovere di cronaca che qui in Brasile non esiste il riciclaggio come nei paesi europei e le discariche sono per la maggior parte a cielo aperto.
Col tempo, questo enorme ammasso di rifiuti divenne una collina e alcune persone iniziarono a costruire case sopra di essa. Ovviamente tutte case abusive, perchè la prefettura non aveva dato il permesso di costruirle. Ma qui è normale fare questo. Qui prima si fa la casa. Dopo che l’hai costruita, quando hai messo le cose più importanti come il tetto e la rete fognaria, puoi andare in Prefettura a rendere legale il tuo immobile. Ma quell’area lì non va bene per costruire! Non importa, ormai l’ho fatta e non puoi mandarmi via. Ma l’impianto elettrico o idraulico non è a norme di legge! Ma di quali norme parli? Colleghi un cavo al filo elettrico che passa vicino a te e il gioco è fatto. Quindi una casa oggi, una domani, ecco che il Morro do Bumba diventa una piccola favela con più di 50 case e 200 abitanti.
Pensate che la Prefettura di Niteròi fece qualcosa? Mandò via gli abitanti abusivi? Certamente no. I prefetti di allora, pur sapendo che quelle case erano costruite su una collina di rifiuti, non fecero proprio nulla. Anzi, la prefettura, avendo a cuore i bisogni di quelle persone, costruì strade, una scuola e anche negozi! Per avere una idea del pericolo di quella povera gente “… imaginate una massa informe, senza sostegno, con i fori dove si forma il gas. E' una terra come una spugna - descrive Maurice Ling, direttore della Araúna Energia e di Gestione Ambientale - Questa mancanza di fermezza del suolo è la ragione principale per cui non si dovrebbe costruire nulla in una discarica".
Ecco perchè sono morte più di 100 persone. Non è stata la pioggia, o il destino o Dio a far questo. Quello che è successo è stato per colpa della miseria e della ignoranza di chi ha costruito le case su quella collina (perchè, scusatemi ragazzi, pur con tutto il dolore che provoca una tragedia come questa, era proprio necessario costruire una casa su una discarica? Abusiva per abusiva vado a fare la mia casa da un’altra parte, e non ditemi che non c’era posto perchè avete presente le dimensioni del Brasile) ma anche di tutte quelle persone che hanno permesso questo. E chi paga è sempre la povera gente.
Questa tragedia mi fa pensare a una disgrazia simile successa in Italia.
Era il 5 maggio del 1988, quando decine di frane e 2 milioni di metri cubi di fango travolsero i comuni campani di Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano, causando la morte di 160 persone e distruggendo centinaia di abitazioni. La città più colpita fu Sarno con 137 vittime e quasi 200 case distrutte o seriamente danneggiate.
Anche qui la causa principale è stata la forte pioggia che per 72 ore consecutive non ha dato tregua un minuto, ma anche qui la colpa è da attribuire a quelle persone che hanno permesso di costruire case su un monte con terreno permeabile, privo di vegetazione e molto franoso. Inoltre i canali, che dovevano drenare le acque che scendevano dalla montagna, erano quasi completamente otturati da rifiuti urbani, e ciò non permise alla terra di assorbire parte delle acque piovane che in quei giorni caddero abbondantemente sul suolo di Sarno, che ricordo è in provincia di Salerno.
Ovviamente in questo caso parliamo di camorra, di abusi edilizi e di tutte quelle cose che rendono l’Italia tristemente famosa. La cosa assurda, ma non così tanto per chi conosce l’Italia, è che i cittadini di Sarno hanno chiesto di tornare a vivere nella stessa zona dove è avvenuta la tragedia. Perdipiù, grazie all’aiuto del governo italiano e agli amici degli amici, molti cittadini avrebbero approfittato della tragedia per costruirsi case più grandi in zone dove già prima della frana non sarebbe stato possibile edificare. (*)
Cosa puoi dire quando viene a sapere queste cose? che mi vergono di essere italiano? No. Posso dire che mi ritengo fortunato di non essere quel tipo di italiano.
Forse hanno ragione quelle persone quando dicono che l’unica cosa che ci rende uguali è la morte. Morire sotto tonnellate di rifiuti o tonnellate di fango non fa differenza. Quello che è triste è che a morire è sempre la povera gente. Chi ha i soldi non vive nel Morro do Bumba o a Sarno. Ma non tutti sono così fortunati.
(*) fonte Corriere della Sera
Interessante queto articolo caro Franco: ed è giusto sottolineare che la corruzione è la causa di tutto, quanto in Itaia quanto in Brasle.
RispondiEliminaCiao e auguri.
Grazie tanto Franco per questo articolo, è brutto dirlo ma non avevo riso così tanto da molto tempo.... sei forte....
RispondiElimina