Italiani & Preconcetti


Un argomento che sempre suscita interesse e a volte molta rabbia è se gli italiani hanno dei preconcetti verso gli stranieri. E’ una domanda più che legittima che viene fatta non solo dai brasiliani ma da tutte le persone straniere che vengono nel nostro Paese. Ma che cos’è il preconcetto? Se andiamo a vedere su qualche dizionario troveremo:

preconcetto agg. [f. -a; pl.m. -i, f. -e] si dice di idea, opinione concepita irrazionalmente, per partito preso, che impedisce una valutazione obiettiva e serena: avversione, antipatia preconcetta ¨ n.m. [pl. -i] idea preconcetta; pregiudizio: giudicare sulla base di un preconcetto; combattere i preconcetti (*)fonte http://www.sapere.it/

In parole povere è una idea sbagliata che si ha su qualcosa. Ma da cosa nasce questa idea sbagliata? Andiamo a cercare un’altra parola sul dizionario:

pregiudizio n.m. [pl. -zi], ant. pregiudicio [pl. -ci] 1 giudizio, opinione errata che dipende da scarsa conoscenza dei fatti o da accettazione non critica di convinzioni correnti: avere dei pregiudizi nei confronti di qualcuno; essere pieno di pregiudizi; giudicare senza pregiudizi; pregiudizi morali, sociali | credenza superstiziosa: è un pregiudizio popolare che i gatti neri portino sfortuna 2 danno: recare pregiudizio; il fumo è di grave pregiudizio alla salute; ha ceduto con pregiudizio per il suo onore
fonte
http://www.sapere.it/

Quindi il preconcetto è una idea sbagliata dovuta alla scarsa conoscenza dei fatti. Quindi tornando alla domanda di inizio, se qualcuno dovesse chiedermi se gli italiani hanno dei preconcetti la mia risposta sarebbe: SI.

E’ inutile negarlo, noi italiani abbiamo tantissimi preconcetti o pregiudizi, ma non solo verso gli stranieri, ma anche e soprattutto tra noi italiani. Per carità, siamo sinceri: non siamo gli unici al mondo ad avere preconcetti. Ogni Paese ha il proprio preconcetto sia verso il mondo esterno sia con le cose proprie. E’ anche vero che ci sono preconcetti buoni (nel senso che non recano male a nessuno) sia quelli cattivi, ma per me è un preconcetto quando un brasiliano pensa che io sia ricco solo perché sono europeo. Anche in questo caso è una idea sbagliata dovuta alla scarsa conoscenza. E sempre a riguardo dei preconcetti dei brasiliani vi invito a leggere questo post di questo giornalista italo-brasiliano che vive in Francia, Jota Videira:

http://jotavideira.blogspot.com/2008/11/il-mondo-chiamato-brasile-no-al.html

Ma torniamo a noi. Che sia buono o cattivo, piccolo o grosso, bello o brutto, il preconcetto è sempre qualcosa di negativo dovuto alla ignoranza, e più una persona è ignorante più questa persona avrà dei preconcetti. Ma questo non significa che se trovate un italiano ignorante tutti gli italiani sono ignoranti. E’ come dire che siccome le donne brasiliane hanno un bel sedere tutte le brasiliane hanno um bumbum bonito (questo è un altro esempio di preconcetto).

Per questo, come italiano, chiedo scusa a tutte quelle persone straniere (e non solo) che hanno avuto occasione di incontrare persone ignoranti e maleducate piene di preconcetti e/o pregiudizi e che in qualche modo si sono comportate male nei loro confronti. Torno a dire che non tutti gli italiani sono uguali e se qualcuno sbaglia non significa che sbagliano tutti.

Ma perché dico che gli italiani hanno preconcetti? Come faccio a essere così sicuro? Be’, è semplice: primo perché sono italiano e nel limite del possibile cerco di essere obiettivo; secondo perché conosco un poco di storia d’Italia (ma molto poco però, perché non mi piaceva studiare da giovane!). Per farvi capire come siamo preconcettuosi (ma esiste questa parola?) faccio un piccolo esempio parlando delle targhe automobilistiche.

Cosa c’entrano le targhe con i preconcetti, direte voi, ma c’entrano eccome! Allora…

(*) Le targhe automobilistiche in Italia nascono verso i primi del ‘900 (per la cronaca l'invenzione della targa viene attribuita ai francesi che la impongono a Parigi per le vetture pubbliche negli anni Sessanta dell'Ottocento. Tuttavia nelle Legazioni dello Stato Pontificio una disposizione dell'11 febbraio 1851 - nata per evitare che i briganti utilizzino i carri e i calessi rubati per trasportare la refurtiva o per fuggire più velocemente - obbliga i possessori di veicoli, calessi, vetture o carri, all'uso di una targa d'ottone a lettere e cifre in rilievo su fondo di colore diverso per ogni Legazione) ma è dal 1903 che viene istituita la targa come noi intendiamo, cioè con la sigla della provincia e con un numero (in quel caso era il numero di licenza). Un esempio potrebbe essere MI 123456.
(*) fonte Wikipedia
Quindi fin dagli albori della storia targhistica (è un termine che ho inventato adesso) veniva posta la sigla della provincia dove quell’auto era stata immatricolata. I possessori di tale auto erano (e sono) molto gelosi di quella targa, non solo perché è una sorta di documento importante, che senza di esso non si può nemmeno circolare, ma anche perché mostrando la sigla della provincia si rendeva noto a tutti da dove si proveniva. Era (ed è) motivo di orgoglio dire “io sono di Torino”, o di Genova o di Messina. Voleva in qualche modo dire “Io non sono di qua, non sono come voi, vengo da un altro posto”. E quel altro posto poteva dire anche solo 5 km di distanza. Ma per noi era un modo di distinguersi dagli altri (altri italiani, badate bene).

Bene, le targhe sono andate avanti in questo modo fino al 1994, cambiando solo la forma da quadrata a rettangolare. Ma dal 1994 la Motorizzazione Civile cambiò le targhe eliminando la sigla della provincia usando solo una combinazione di numeri e lettere, esempio AB 1234 CD. Quella trasformazione non piacque agli italiani, e io ricordo che si vendevano adesivi da mettere sulla targa o sul cofano dell’auto con la sigla della provincia, in modo che la gente (cioè gli altri italiani) potessero sapere la provenienza di quella persona. Piacque così poco quel cambiamento quasi insignificante che qualche anno dopo, precisamente nel 1999, la legge sulle targhe cambiò nuovamente inserendo non solo la provincia di immatricolazione ma anche lo stemma dell’Europa e la sigla della Italia. Come dire “Io sono europeo, italiano e pure di Milano!” Ecco un esempio per capire meglio: I AB 1234 MI.

Questa forma di orgoglio provinciale è radicato in noi fin dall’inizio della nostra storia. Io ricordo benissimo che mia madre, di Novara, piccola città del Piemonte, quando incontravamo una macchina con la targa di Vercelli, che è un’altra piccola città distante 30 km da Novara, lei diceva: “Guarda quel cretino come guida, si vede che è di Vercelli!”, oppure “Cosa ci fa questo qui? Perché non va a casa sua?” Questo povero automobilista di Vercelli, pur essendo italiano come tutti noi, pur non avendo fatto nulla di male, era visto come uno straniero stupido che invadeva il nostro Paese!

Quindi se queste cose succedono tra di noi italiani immaginate cosa le persone possono pensare di uno straniero!

E io penso che questo modo sbagliato di vedere le altre persone sia molto antico. Pensate solo al feudalesimo. In quei tempi, e parliamo già del IX e X secolo, in Europa e di conseguenza anche in Italia gli Stati erano divisi in feudi, cioè in spazi più o meno vasti di terreno, di villaggi e di persone. Le persone che vivevano in quel determinato feudo erano al sicuro, protette dal loro Signore, finché restavano nei loro confini. Ma se dovevano andare nel feudo vicino, allora diventavano come degli stranieri e venivano visti come nemici. Noi italiani siamo nati con queste idee fin da tempo immemorabile. Per noi il nostro vicino non è una persona uguale a noi, di cui ci possiamo fidare. Non è un amico ma un nemico, o perlomeno una persona a cui dobbiamo stare attenti. E’ con queste idee che siamo nati ed è per questo se ora siamo così. Torno a dire che è sempre una questione di intelligenza e molti italiani non hanno questi pregiudizi, ma se vuoi conoscere un popolo devi prima conoscere la sua storia.

Voglio anche far notare che questi preconcetti nascono prima di tutti fra noi italiani. E’ risaputo che le persone che vivono nel nord dell’Italia non amano particolarmente quelli che vivono nel Sud, i meridionali, i cosiddetti terroni. Provate a chiedere a qualche calabrese o siciliano che vive in Piemonte o altra Regione del nord come sia stato difficile per lui l’inserimento nella società in cui è andato a vivere. Provate a chiedere a qualche milanese o veneziano cosa pensa dei meridionali. E se è difficile per un italiano di Crotone essere accettato da un abitante di Vicenza, immaginate come sia difficile per un brasiliano o per un senegalese.

Voglio finire mostrandovi un video di una scrittrice nigeriana durante un suo dibattito, Chimamanda Ngozi Adichie. E’ molto interessante e parla proprio di questo argomento e di come sia facile, per chiunque, cadere in qualche preconcetto. Devo dire grazie alla mia amica Barbara che, grazie al suggerimento nel suo blog Brasil na Italia di una sua lettrice, ha potuto mostrare a me e a tutti gli altri questo video. Spero che non pensi che abbia rubato qualche sua idea perché mostrando questo video voglio solo far conoscere ad altre persone idee interessanti proprio per evitare ulteriori preconcetti. Il video è in inglese ma potete scegliere un sottotitolo in italiano o altra lingua. Una buona visone a tutti.

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