Sul perché sono in Brasile e non torno in Italia


Leggendo il mio blog si nota chiaramente che il Brasile non mi piace e che non è un luogo adatto a me. Quindi è normale che qualcuno mi chieda perché non torno in Italia. Sono innumerevoli le volte che mi sono sentito dire “volta no seu país”, addirittura anche da famigliari o persone a me vicine. Ma quando sento queste cose non mi arrabbio né mi sento offeso, perché penso che sia normale dire questo a una persona che non si trovi bene dove stia. Forse anch’io direi queste cose a qualche straniero che parlasse male dell’Italia, quindi…

Ma allora perché non torno in Italia e perché sono venuto a vivere in Brasile?

Non è mia intenzione raccontare in questo post la mia vita (anche se tutto sommato assomiglia molto a una novela) quindi non entrerò molto nei dettagli.  Sono per natura chiuso e riservato e raccontare i miei fatti personali non mi è mai piaciuto. Però qualcosa la posso dire.

A me piace l’Italia. Ma non perché ci sono nato. Mi piace proprio come paese. Penso che sia uno dei posti più belli del mondo. Inoltre io ho avuto la “fortuna”, se così possiamo dire, di vivere in un’Italia dove le strutture pubbliche e i servizi funzionavano a dovere. Quando leggo che a Roma o in qualche città del meridione la sanità fa schifo io ci credo. Ma grazie a Dio dalle mie parti (Novara/VCO) non ho mai avuto problemi. In Italia avevo tutto ciò che mi serviva: un bilocale arredato con mobili economici ma molto accogliente, un lavoro, una macchina, una famiglia e amici. Non ho mai avuto molti soldi (e mai li avrò) e ho sempre fatto lavori semplici. Però dall’età di 15 anni non ho mai smesso di lavorare nemmeno un giorno.

Quando ero giovane e ancora in Italia a volte pensavo di andare a vivere all’estero. Leggevo di storie di immigrati in paesi lontani ed esotici e mi piaceva immaginare a come sarebbe stata la mia vita in un altro paese. Però non ho mai pensato al Brasile. Qualche volta forse nel Centro America ma mai a questo paese così colorato e rumoroso. Per la verità, se avessi potuto scegliere, ero molto più attratto dai paesi scandinavi, come Svezia o Norvegia. Non ho mai amato il caldo e sempre adorato le montagne e quando vedevo alcune foto delle foreste norvegesi rimanevo sempre incantato.

Ma poi un giorno ho conosciuto mia moglie. Non sto qui a spiegare come e perché, ma rimane il fatto che la conobbi e che per alcuni anni ci parlammo attraverso il vecchio Messenger. Da li cosa nacque cosa, ci piacemmo, andavamo d’accordo e fu così che iniziai a venire in Brasile. Non sono mai andato però in località turistiche né in alberghi lussuosi. Venivo in Brasile e stavo nella casa di mia moglie, insieme alla sua famiglia. Vivevo con loro e come loro, mangiando arroz e feijão, andando allo shopping e facendo le classiche cose che si fanno comunemente qui. Mia moglie e la sua famiglia sono persone semplici, ma non hanno mai vissuto in una favela. Il bairro in cui viviamo ancora adesso è vicino al centro e la casa di mia suocera è di quasi 300 m2.

Quindi per farla breve ci siamo innamorati e poi sposati (tengo a precisare che mia moglie non è la classica mulatta brasiliana né una piriguete, ma una donna normale e seria di circa 40 anni).

L’idea originaria era che lei venisse a vivere in Italia fino alla mia pensione. Lei amava l’Italia, anche se non c’era mai stata, e io non me la sentivo di lasciare tutto (casa, lavoro e famiglia) per buttarmi allo sbaraglio in un paese straniero. E così fu. Ci sposammo civilmente e dopo una settimana lei e sua figlia vennero in Italia. Ma non durò molto.

Come ho detto mia moglie amava l’Italia. Ma non c’era mai stata. Lei è stata molto coraggiosa nel lasciare il suo paese e venire nel mio, ma l’amore e il coraggio non è stato abbastanza. Probabilmente lei si era lasciata incantare da una visione distorta della realtà. Forse pensava che l’Italia fosse come si vede nei film o nelle pubblicità. Inoltre una cosa è andare a vivere, che so, in Calabria o in Sicilia, in una regione calda e vicino al mare. Oppure nella campagna toscana. Un’altra è trovarsi in un paesino di 19 mila anime nel nord dell’Italia. Lo shock culturale e climatico è stato troppo per lei. Inoltre, come tutti i brasiliani, sentiva molto la mancanza della sua famiglia (tutti dicono che noi italiani siamo dei mammoni… evidentemente non conoscono i brasiliani). Fatto sta che cominciò a odiare il mio paese e alla fine decise di tornare in Brasile.

A quel punto io cosa potevo fare? Ci eravamo appena sposati. L’idea di andare a vivere in Brasile dopo la mia pensione c’era ancora, ma avremmo potuto vivere separati per 10 o 15 anni? Certamente no. Avrei dovuto separarmi da lei? No. Ci amavamo e ci amiamo ancora, e ritengo il matrimonio una cosa molto seria. Quindi l’unica soluzione era che anche io andassi a vivere in Brasile.

Come ho detto non ho mai avuto molti soldi e facevo un lavoro semplice. A parte la mia famiglia non avevo beni materiali o una professione così gratificante che mi impedisse di lasciare il mio paese. Quindi organizzammo la cosa. La sorella di mia moglie ci trovò una casa, suo fratello un lavoro e così venimmo in Brasile.

Quindi nessuno mi ha messo una pistola alla tempia obbligandomi a emigrare. Fu una scelta pensata e ponderata da entrambi ed era l’unica soluzione possibile per stare insieme. Quando dico che io sono qui per amore dico il vero. Non sono venuto in Brasile perché non mi piaceva stare in Italia (esattamente il contrario) né per questioni economiche. Sono qui per passare il resto della mia vita con la persona che amo, solo questo.

Il problema è che la realtà è sempre diversa da quella che si immagina. Ero già stato in Brasile cinque volte e come ho detto ho sempre vissuto con e come i brasiliani, quindi pensavo di conoscere bene questo paese. Ma dal momento in cui mi resi conto che questo sarebbe stato il luogo in cui avrei trascorso il resto della mia vita e che non avrei mai più fatto ritorno in Italia le cose cambiarono.

È quello che dico sempre: tu puoi venire tutte le volte che vuoi in Brasile, ma in ogni caso sai sempre, a volte inconsciamente, che se le cose non dovessero andare come speravi puoi sempre tornare in Italia, che esiste sempre una scappatoia. Ma io non potevo tornare e non avevo vie d’uscita.

Per venire qui ho dovuto lasciare il mio lavoro e la mia casa, vendere (sarebbe meglio dire regalare) tutto, ma proprio tutto quello che avevo. Per vivere in Brasile io e mia moglie ci siamo dovuti indebitare fino al collo per comprare quello che si serviva, dai mobili fino alla carta igienica.

Ora qual è il lato engraçado? Mia moglie, forse abituata a questo italiano chato e rendendosi conto, pur essendo brasiliana DOC, che le cose in Brasile non vanno poi così bene, adesso sogna di tornare in Italia. Ovviamente non in quel freddo paesino del Piemonte ma in qualche città del sud. Peccato che ciò non sia più possibile. Alla venerabile età di 54 anni, quasi 55, non potrei mai trovare un lavoro per me nel caso tornassi nel mio paese. E non ho i soldi per comprare quello che ci servirebbe per vivere, per pagare un affitto e per fare tutte quelle cose per assicurare una vita semplice ma dignitosa. Quindi anche se io e mia moglie adesso volessimo tornare in Italia non è più realizzabile.

Badate bene, io sapevo questo fin dall’inizio. Sapevo che lasciando l’Italia non sarei più ritornato. E, cosa importante, io non sono affatto pentito della mia scelta. È vero, il Brasile non mi piace e mai mi piacerà, però qui posso vivere con la persona che amo, ho una casa, un lavoro e tutto quello che mi serve (compresi un monte di debiti).

Ma ciò non toglie che questo paese e i suoi abitanti siano lontani anni luce da quello a cui ero abituato. Non voglio passare per razzista o avere dei pregiudizi (cosa molto facile qui in Brasile) ma probabilmente se io fossi nato e cresciuto a Napoli o in Sicilia mi sarei trovato meglio in questo paese, per versi molto simile. Ma per un piemontese cresciuto tra laghi e monti vi assicuro che le differenze culturali sono enormi e molto difficili da accettare. Quindi lasciatemi criticare e descrivere quello che, secondo me, è sbagliato. Io non sono abituato a vedere la spazzatura gettata per strada, a mangiare alle tre del pomeriggio o a vivere circondato da mura alte tre metri, sempre con la paura di venire assaltato in ogni istante. Per non parlare poi di alcune cose importanti come lo schifo della sanità pubblica, degli interessi altissimi delle banche e di molto altro ancora.

Non solo. Io dico sempre che vivo come un brasiliano ed è vero. Io mangio arroz e feijao tutti i giorni (ma solo a pranzo), uso il Sistema Único de Saúde (SUS), viaggio di onibus, abito nella casa do fundo di mia suocera, che tra l’altro ha il tetto in Eternit, ecc. Non sono come certi italiani che, fortuna loro, hanno un piano di salute, un carro zero e magari una rendita in euro. È ovvio che queste persone possono solo parlare bene del Brasile. Ma provate a vivere come me e poi ne riparliamo.

So che è difficile da credere, ma io in Brasile ci sto bene. Oltre a mia moglie vivo con 3 cani e 2 gatti, e per uno che come me ama gli animali è il massimo. Lavoro tranquillamente come autonomo, sogno un giorno di comprarmi una chacara e vivere in campagna a contatto con la natura… in poche parole faccio la stessa vita che facevo in Italia, né più né meno. L’unica differenza è che non ho la macchina e questo caldo perenne mi uccide. Ma per il resto va bene. Ma in ogni caso vedo tanta di quella m**da tutti i giorni, vedo così tanta ignoranza che non riesco a non dire niente o fare come se queste cose non esistessero. Nascondere la testa sotto la sabbia o dire “fazer o que” non è del mio carattere.

Quindi ecco spiegati i motivi per cui sono qui e perché non torno in Italia. Spero che d’ora in avanti, cosa però improbabile, nessuno mi venga ancora a dire “torna a casa tua”. Blog sul Brasile ce ne sono a centinaia, forse migliaia. Sicuramente troverete quello a voi più consono alle vostre idee.
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