A scuola d'italiano

Il quartier generale di Icon a Pisa dove si insegna l’italiano nel mondo

Un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera che mi ha fatto piacere leggerlo. Per la verità ero indeciso se pubblicarlo o no, perché non da informazioni molto dettagliate (per esempio chi sono questi studenti brasiliani, in quale università studiano, ecc.) però quando trovo notizie che in qualche modo danno valore alla mia terra mi fa piacere condividerle.


La laurea in italiano che fa impazzire il mondo

di Marco Gasperetti

«Io parlo italiano». Certo, la pronuncia non è perfetta e basta poco per indovinare quale sia la nazione che ha dato i natali a quello studente.  E’ britannico? E’ statunitense? O forse arriva dall'altra «parte del mondo»? Un’altra frase in italiano e il mistero è rivelato. Ma non è questa la buona notizia. Quel ragazzo straniero è uno dei migliaia di giovani che in tutto il mondo studiano la nostra lingua e, grazie a Icon, un consorzio di 19 università che ha organizzato un corso di laurea online, può laurearsi in Italianistica [cioè  lo studio della lingua, della letteratura e della cultura italiana a livello universitario]. Adesso mille studenti universitari brasiliani hanno iniziato a studiare l’italiano via Internet e presto arriveranno di persona delle nostre università. Insomma, l’italiano è una lingua che piace sempre di più e nel mondo ci sono sempre più persone che lo studiano e lo parlano.

I mille brasiliani hanno iniziato a studiare grazie a un corso organizzato da Icon che ha come quartiere generale l’ateneo di Pisa. I ragazzi impareranno la nostra lingua online sino ad agosto, poi saranno ospitati da alcune università.  «Dalla base operativa di Pisa sono state attivate cinquanta classi virtuali  – spiega il professor Mirko Tavosanis, direttore  di Icon -. Gli studenti coinvolti fanno parte del progetto internazionale denominato Ciência sem Fronteiras (Scienza senza frontiere), promosso e interamente finanziato dal governo di Brasilia. Il progetto permette a studenti, studiosi e ricercatori brasiliani di spostarsi nelle università e nei centri di ricerca di alta qualificazione nel resto del mondo. Un’occasione importante anche per le nostre università, chiamate a dare un contributo alla formazione della futura classe dirigente di un paese in rapida crescita».

Tavosanis racconta di essere orgoglioso del successo dell’iniziativa «perché rappresenta un buon esempio di come possa funzionare il sistema-paese». Un lavoro di squadra che ha visto il lavoro determinante dell’Università di Bologna, che gestisce la segreteria tecnica del progetto, ma anche della rete italo-brasiliana a supporto di Ciência sem Fronteiras che, al momento, comprende anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche e quattordici università italiane individuate dal governo brasiliano.  Ma dietro tutto questo non c’è solo il successo dell’organizzazione italiana. No, nascosto tra gli ingranaggi di questa macchina della cultura, c’è amore per la nostra cultura e un interesse, rinnovato, con il quale il mondo ci guarda. Magari sollecitato dai successi commerciali e mediatici dei thriller di Dan Brown (come l’ultimo “Inferno”, ambientato a Firenze) che stanno suscitando nuovo interesse su Dante e la Divina Commedia. Che bello immaginare quei versi declamati da tanti ragazzi venuti dall'altra parte del mondo o semplicemente spiegati nel loro italiano dalla pronuncia imperfetta.

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