"… sono quasi cinque milioni, hanno titoli di studio paragonabili come i nostri ma guadagnano meno."
Più nello specifico i mestieri più ricorrenti sono addetto alla ristorazione e alle attività alberghiere (16%), assistente domiciliare (10%, ma 19% tra le donne), operaio generico nei servizi (9%), nell’industria (8,3%, ma 11,5% tra gli uomini) e nell’edilizia (8%, ma 15,3% tra gli uomini). Ci sono figure più qualificate, ma sono meno diffuse, come le professioni intellettuali (2,4%), gli operai specializzati (2,2%), i medici e paramedici (1,7%), i titolari di impresa (0,5%) e i tecnici specializzati (0,2%).
Tra i lavoratori prevalgono gli occupati a tempo indeterminato (il 49,2% del totale), mentre il 24,8% ha un impiego a tempo determinato e il 9,7% svolge un lavoro autonomo o ha un`attività imprenditoriale. L’occupazione si trova tramite passaparola (73,3% dei casi), più raramente con intermediari privati e agenzie di lavoro interinale (9%), parrocchie (6,1%) e sindacati (2,9%). Poco efficaci le inserzioni sui giornali o su Internet (2,9%) e i Centri per l’impiego (1,9%).
La metà degli immigrati che lavorano in Italia dichiara di percepire una retribuzione netta mensile compresa tra 800 e 1.200 euro: il 28% ha un salario inferiore (tra 500 e 800 euro), il 3% guadagna meno di 500 euro. Solo il 13,3% ha una retribuzione netta mensile che va da 1.200 a 1.500 euro, e appena l`1,2% guadagna più di 2.000 euro. Il requisito fondamentale per raggiungere la piena integrazione in Italia rimane la conoscenza della nostra lingua, ormai acquisita dalla maggior parte dei lavoratori immigrati: il 42,8% ne ha una conoscenza sufficiente, il 33,1% buona, l`8,9% ottima, mentre il livello di apprendimento è ancora insufficiente solo per una minoranza pari al 15,1%.”
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