Brasile, condannato il magnate dell’edilizia


Che sia la volta buona che si faccia luce su uno scandalo di proporzioni gigantesche? Che certi individui finalmente abbiano ció che meritino e che questo paese si tolga di dosso questo enorme peso di negativitá politica? Non so, io ho ancora qualche dubbio. Anche se i responsabili di tale scandalo venissero puniti non penso che il prossimo governo possa migliora di molto le cose. Di sicuro non a breve termine.

Marcelo Odebrecht, in carcere dal giugno scorso, paga con 19 anni e 4 mesi il suo silenzio. Accusato di associazione a delinquere, riciclaggio, corruzione. E’ uno dei due imprenditori al centro dell’inchiesta Lava jato. I suoi legali: “Sta pensando di aderire alla legge sui collaboratori”. Il 17 convocato Lula in Tribunale per rispondere delle accuse. Con lui la moglie e l’ex presidente della società costruttrice


SAN PAOLO – Per otto mesi ha tenuto la bocca chiusa. Ma adesso, dopo la condanna a 19 anni e 4 mesi di carcere per corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere, Marcelo Odebrecht potrebbe pensare di aderire alla legge sui collaboratori. Se iniziasse a parlare, avrebbe ridotta la pena e potrebbe lasciare il carcere dove è rinchiuso dal giugno del 2015. Con Marcelo Odebrecht, 47 anni, rampollo di una dinastia di imprenditori edili tra i più ricchi di tutto il Continente latinoamericano, viene colpita la pedina più importante di tutta l’inchiesta “Lava jato”, autolavaggio ( così chiamata perché il sistema di pagamento delle tangenti avveniva tramite gli impianti di servizio della Petrobras). E’ stato riconosciuto colpevole di aver versato 108 milioni di euro e altri 35 in dollari ai funzionari del colosso energetico statale per ottenere in cambio gli appalti per la realizzazione di infrastrutture collegate agli impianti di estrazione e raffinazione petrolifere.
 
Il pagamento, secondo le motivazioni della sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Curitiba Sergio Moro, è avvenuto attraverso dei conti che il Gruppo imprenditoriale aveva creato all’estero e sottratto al fisco. Le prove sono state fornite dalle autorità elvetiche dove, oltre che nel Principato di Monaco, Odebrecht aveva dei fondi non riconducibili alla sua persona.  Con la stessa sentenza, il magistrato ha condannato 4 ex alti dirigenti della Petrobras. Rogerio  Araujo, Marcio Faria, Cesar Rocha e Alexandrino Alencau sono stati riconosciuti di concorso in corruzione e distrazione di fondi pubblici.
 
Non si tratta di uno tra i tanti verdetti che costellano da mesi il più grande scandalo nella storia recente del Brasile. Condannare un Odebrecht significa fare tremare il mondo imprenditoriale, condizionare la Borsa, creare le condizioni per un vero terremoto tra le istituzioni. I suoi avvocati, infatti, non escludono che il loro assistito possa iniziare a collaborare con gli inquirenti. Farlo si tradurrebbe subito in un forte sconto di pena e la probabile scarcerazione. Ma significherebbe soprattutto ottenere una testimonianza schiacciante, diretta, sul sistema di tangenti che almeno dal 2004 fino a tutto il 2012, ha distribuito 2.400 milioni di euro a funzionari pubblici e al partito di maggioranza.

Il cerchio attorno al vertice del PT e allo stesso Lula si sta stringendo ogni giorno di più. In carcere sono già finiti tutti i dirigenti del partito: dal braccio destro dell’ex presidente José Dirceu all’ex tesoriere Joao Vaccari Neto. Molti hanno ammesso il passaggio di tangenti. Perfino il capo dei senatori, Delcidio do Amaralo, avrebbe iniziato a vuotare il sacco. Si dice che le sue indicazioni abbiano fatto scattare l’operazione Aletheia ( verità, in greco), che ha portato al prelievo coatto di Lula venerdì scorso.

Il leader socialista apparirà per la prima volta in Tribunale il prossimo 17 marzo. E’ stato convocato, assieme alla moglie, per rispondere come indagato del famoso attico su tre livelli a Guarujia, sula costa di San Paolo, che i magistrati considerano una tangente indiretta perché acquistato ad un prezzo di favore. In aula sarà presente anche l’ex presidente della Oas, José Adelmario Pinheiro, l’altro colosso delle costruzioni coinvolto nell’inchiesta assieme al gruppo Odebrecht. Fitte indiscrezioni sostengono che Pinheiro sia pensando di aderire alla legge sulle collaborazioni. Conosce molto bene la storia di quell’appartamento perché lo ha costruito. La sua testimonianza potrebbe smentire o confermare ciò che Lula sostiene da sempre: sulla casa era stata solo pagata un’opzione in attesa che venisse finita. Ma l’affare poi non è mai andato in porto.
 
Lo scontro tra potere esecutivo e potere legislativo è evidente. L’opposizione, maggioritaria in Parlamento, è decisa a dare battaglia: aspetta al varco il governo della Rousseff che questa settimana dovrà difendere il veto su 16 provvedimenti. Potrebbero essere respinti: i socialisti del Psb hanno annunciato che non forniranno il loro appoggio esterno. Se venisse a mancare la maggioranza scatterebbe la conta finale. Anche quella sulla richiesta di impeachment nei confronti della presidente. Potrebbe essere accolta. Occorrono 257 voti  alla Camera e 41 al Senato: quelli su cui adesso può contare l’opposizione.

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