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Brasile lontano da podio

Le lacrime di gioia di Lula al momento dell'assegnazione delle Olimpiadi a Rio de Janeiro, nell'ottobre del 2009, sono l'immagine sbiadita di una potenza emergente, sospinta dagli ottimi risultati economici, politici e sociali che ormai non c'e' piu'. Il Brasile odierno, a cento giorni dell'inaugurazione dei Giochi di Rio, e' molto diverso da quello di appena sette anni fa. La crisi morde, l'economia e' in recessione, l'inflazione e' ormai in doppia cifra, il mercato del lavoro ha fatto segnare la perdita di quasi due milioni di posti solo negli ultimi 12 mesi, i prezzi aumentano e l'impeachment della presidente di sinistra Dilma Rousseff appare sempre piu' inevitabile. Una congiuntura negativa che si riflette inevitabilmente anche sulle Olimpiadi: gli organizzatori hanno dovuto tagliare di 900 milioni di reais (circa 230 milioni di euro) il preventivo di spesa per l'organizzazione dei Giochi. I tagli hanno colpito soprattutto gli impianti e le costruzioni temporanee, mentre alcune opere sono state ridimensionate. La metro leggera, ad esempio, opererà esclusivamente da Ipanema a Barra, dove sorge il villaggio olimpico, senza fermarsi alle altre stazioni.
Cancellata definitivamente la prevista tribuna galleggiante nella laguna Rodrigo de Freitas, il cui livello di inquinamento e' sempre fuori controllo, per assistere alle gare di canottaggio. Le tribune ospiteranno 6 mila spettatori, contro i 14 mila previsti. A Londra i posti disponibili erano 25 mila. I soldi sono finiti. Il governo federale, impegnato in una lotta politica per la propria sopravvivenza, ha le casse vuote, mentre quello dello stato di Rio de Janeiro e sull'orlo della bancarotta. A complicare le cose ci si e' messa anche l'epidemia di zika, che sta facendo languire la vendita di biglietti per le gare di agosto. A tutto cio', si devono aggiungere i problemi endemici di corruzione, criminalita', traffico caotico e inquinamento. Senza contare le recenti minacce terroristiche dell'Isis, prese seriamente dalle autorita' locali, rivolte ad almeno dieci delegazioni (Usa, Francia, Gb e Israele in testa).
Come se non bastasse, nei giorni scorsi e' crollata una parte dell'avveniristica pista ciclabile costruita a strapiombo sul mare, non lontano da Casa Italia, e inaugurata solo tre mesi fa dal sindaco di Rio, Eduardo Paes, uccidendo due ciclisti amatoriali. I Giochi si disputeranno in quattro zone della capitale carioca: Barra da Tijuca, Copacabana, Maracana' e Deodoro. Complessivamente, gli impianti realizzati dove si assegneranno le medaglie sono 33, 14 dei quali ancora in costruzione. Quelli che hanno gravato di piu' sulle casse pubbliche sono il Parco Olimpico, costato 2,34 miliardi di reais (circa 600 milioni di euro) e la Vila dos Atletas (il villaggio olimpico), 2,9 miliardi di reais (725 milioni di euro).
Gli impianti piu' in ritardo sui tempi di consegna sono il velodromo, il centro acquatico, la cui capienza e' stata ridotta dai 18 mila posti previsti a 13.750, il centro ippico e quello del tennis. La presidente Dilma Rousseff ha assicurato nei giorni scorsi che quelle di Rio saranno ''le Olimpiadi piu' belle''. Ma e' molto probabile che la presidente non sara' in carica durante i Giochi e a capo del governo vi sia il suo vice, Michel Temer, uno dei politici meno amati del Paese e anch'egli a rischio impeachment. Se dovesse decadere anche Temer, toccherebbe al presidente della Camera, Eduardo Cunha, coinvolto in scandali di corruzione e accusato da Dilma di aver ordito l'impeachment per coprire i propri guai giudiziari. Tra una decina di giorni si sapra' chi assistera' dalla tribuna presidenziale del Maracana' alla cerimonia inaugurale del 5 agosto. Ma una cosa e' certa, chiunque sia verra' sommerso dai fischi dei brasiliani presenti, che reclamano a gran voce la fine di un sistema politico corrotto e autoreferenziale.
Fonte: Ansa

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