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São Paulo in guerra


di PAOLO MANZO
Traversa Jurupis, favela Morro do Samba, baraccopoli della città di Diadema. Siamo nell’Abcd paulista, acronimo che indica le principali quattro città che cingono São Paulo: Santo André, São Bernardo do Campo, São Caetano e, per l’appunto, Diadema.

Per capire cosa sia il Primeiro Comando da Capital (Pcc), il gruppo criminale che sta mettendo a ferro e fuoco le periferie di San Paolo, partiamo da un video sequestrato qualche tempo fa dalla polizia brasiliana ed ambientato proprio nella Traversa Jurupis. C’è un party in favela e ciò che più sconvolge in questo «video divulgativo» per girare il quale il Pcc ha contattato addirittura una casa di produzione, è il momento della sniffata collettiva delle centinaia di persone - uomini, donne e persino ragazzini - accorse a festeggiare. Nell’enorme sala da ballo l’operatore inquadra una lunga fila di gente in attesa di sniffare da un’enorme padella quantitativi esorbitanti di cocaina purissima. E, per evitare che possa essere sminuito chi sta dietro a questa maxi-fornitura di polvere bianca, l’incaricato alla formazione delle strisce di coca le raccoglie in modo da comporre tre enormi lettere: Pcc. Da lì, dalle tre lettere simbolo, le persone aspirano la coca usando come cannuccia dollari arrotolati, elargiti dai membri dell’organizzazione criminale.

«Invito tutte le persone, le famiglie, i gruppi, le comunità e le parrocchie a pregare per la pace nella nostra città». Queste le parole usate l’altro ieri dal cardinale Odilo Pedro Scherer, per cercare di dare un po’ di conforto agli spaventati abitanti di San Paolo alle prese con un’ondata di violenza che, solo nell’ultimo fine settimana ha visto cadere sotto i colpi di pistole e fucili 31 persone innocenti. Con oltre 1600 i morti ammazzati dal giugno di quest’anno - più dell’Iraq o dell’Afghanistan tanto per intenderci - e un centinaio di poliziotti abbattuti da inizio 2012, pari alla metà dei tutori dell’ordine uccisi in tutto il resto del Brasile, a San Paolo è tornata dunque la paura e la causa scatenante è proprio il Pcc, l’organizzazione criminale che monopolizza il traffico di crack e cocaina nella capitale economico-finanziaria del Sudamerica, con ramificazioni in tutto il paese e contatti persino con la ’ndrangheta.

Un film dell’orrore quello della violenza paulista. Un film che ricorda l’orrore del maggio 2006, quando in una settimana il Pcc organizzò a San Paolo 251 attentati, fece saltare in aria 17 banche e 80 autobus, mise a ferro e fuoco con i suoi «membri» una stazione della metropolitana, assaltò 56 caserme ed uccise decine di poliziotti. 

Oggi i numeri sono simili e, soprattutto, il problema è lo stesso: il trasferimento dei principali leader del Pcc in carceri di massima sicurezza dove non possano più comandare il traffico degli stupefacenti, i sequestri e, quando vogliono far «sentire la loro voce», persino dichiarare «guerra» alla polizia, come invece accade regolarmente.

Per comprendere la situazione è sufficiente andarsi a rivedere l’intervista telefonica fatta dal reporter televisivo Roberto Cabrini a Marcos Willians Herbas Camacho, alias Marcola, in cui il leader del Pcc conferma di essere stato lui ad aver dato l’ordine nel 2006 «di assaltare la metropoli paulista a causa delle decisioni prese dalle autorità sul regime carcerario». Oggi come ieri è stato sufficiente che i leader dell’organizzazione venissero avvertiti – non è dato sapere da chi – che sarebbero stati spostati dalle loro «comode» carceri, perché scattasse la «dichiarazione di guerra», facendo sprofondare San Paolo nel caos. E così, da una settimana, quasi tutti gli autisti delle linee di trasporto urbano non appena tramonta il sole, rientrano nelle autorimesse. «È troppo pericoloso», fanno sapere i conducenti appoggiati nella loro decisione dalle compagnie di bus che di mezzi andati in fumo ne hanno visti troppi: oltre una ventina nelle periferie solo negli ultimi giorni.

E, a dimostrazione di come la situazione sia grave, domenica scorsa si è vissuto un dramma senza precedenti per questa città, la più cattolica al mondo per numero di abitanti: l’annullamento di tutte le funzioni religiose serali, per timore di attacchi indiscriminati del Pcc. Insomma, anche se il coprifuoco non è stato dichiarato dalle autorità locali, la popolazione di San Paolo vive come se ci fosse, solo che a decretarlo è stata un’organizzazione criminale che annovera, secondo le stime, migliaia di «soci» tra le sue file. Difficile dire come e quando la situazione tornerà alla normalità, di certo c’è che per il Brasile che si appresta ad ospitare i Mondiali di Calcio del 2014 - San Paolo ospiterà almeno un quarto di finale - l’attacco sferrato dal Pcc è un pugno allo stomaco.

fonte: La Stampa

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3 Commenti

  1. incredibile... sconvolgente!
    Non voglio immaginare cosa succederà quando arriveranno migliaia di turisti per i mondiali..

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    Risposte
    1. Probabilmente non accadra' nulla,perche' le autorita' avranno fatto l'ennesimo accordo sottobanco con i capi delle varie fazioni criminali.
      Tutto gia' visto.

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  2. Roberto,per Mondiali 2014 e Olimpiadi 2016 non succedera' assolutamente niente:il governo federale non puo' permettersi una figura di m...a in mondovisione e arrivera' ad un accordo con la controparte (ammesso che le due parti siano chiaramente distinte e distinguibili).
    Su Sao Paulo: e' chiaro che siamo di fronte ad un aumento di violenza enorme,ma i numeri sono nettamente inferiori a mattatoi come Alagos,Espirito Santo,Bahia.
    Il PT sta enfatizzando la vicenda per poter arrivare alle elezioni del 2014 e portarsi a casa l'unico avamposto non in mano a questa banda di ladroni servi delle banche.
    Stefano

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