Il mio Instagram

header ads

Battisti, uno dei tanti


In questi giorni, sia in Italia che in Brasile, non si fa altro che parlare di Cesare Battisti e della sua “liberazione”. Ora è, a tutti gli effetti, un uomo libero e tra breve avrà anche il suo bel visto permanente, sicuramente ottenuto con meno fatica di me e di altri stranieri in Brasile (basta avere i soldi per un buon avvocato), così diventerà a tutti gli effetti un libero cittadino. Non sta a me decidere se tutto ciò sia giusto o meno, non ho le competenze adatte per giudicare la decisione del governo brasiliano. E’ ovvio però che riesco a capire i risentimenti dei familiari delle vittime degli attentati compiuti da Battisti (non dimentichiamo che in Italia è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone). E anche se si parla di boicottaggio verso il Brasile, anche se qualche politico della Lega ha proposto di rifiutare la cittadinanza italiana ai discendenti italiani brasiliani, o di boicottare i Mondiali di Calcio del 2014, anche se qualcuno dice “Evitate quest’anno di andare in vacanza in Brasile” e cose di questo genere, penso che alla fine la logica e il buon senso faranno da padroni. Il Brasile e l’Italia hanno rapporti economici di altissimo livello, e ci sono in ballo troppi soldi, sia da parte del Brasile che dell’Italia, per rinnegare tutti i vincoli che abbiamo. Non dimentichiamo che tantissime aziende italiane qui in Brasile hanno succursali e partecipazioni tali che qualunque dimostranza avrebbe conseguenze negative sull’economia dei due Paesi. E parlo di aziende come la Fiat, la Pirelli, la Tim, la Eni, la Telespazio, la Barilla e centinaia di altre.

Quindi, a mio avviso, il problema maggiore che corre il Brasile è un altro, e cioè che può rischiare di perdere in credibilità, in serietà. Dopo questa vicenda qualcuno potrebbe pensare che uno nella vita può fare quello che vuole, perché tanto, se le cose vanno male, può sempre scappare in Brasile dove alla fine verrà accolto come un cittadino qualunque. Perché forse non tutti sanno che il caso Battisti non è isolato. Già in passato ci sono state fughe di criminali italiani, criminali che hanno trovato in questo Paese una seconda Patria. Non ci credete? Forse non tutti conosco il CARP, cioè il Comité de Assistencia aos Refugiados Politico, una organizzazione che da sempre offre appoggio legale, logistico, assistenziale, ai nostri terroristi latitanti in Brasile (tra le altre curiosità il simbolo di tale organizzazione è una stella a cinque punte, anche se arancione invece che rossa). Bene… il CARP (che tra le altre cose hanno scritto che “As prisões da Itália parecem até as das ditaduras latino-americanas dos anos 60-70”. Mi sembra un po’ esagerata come affermazione. Forse non avremo le prigioni come in Islanda, dove a quanto dicono sono le migliori in Europa, ma paragonarle a quelle sudamericane di quel periodo mi sembra proprio azzardato) ha difeso e aiutato Luciano Pessina, esponente di punta di Prima linea, 12 anni e 4 mesi da scontare in Italia per rapina, furto, banda armata, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione e porto illegale di armi. Ora Pessina ha un ristorante al 40 di Rua Paul Redfern nel cuore pulsante di Ipanema, e tra i suoi clienti particolari c’è anche Luiz Inacio Lula da Silva, l’ex-presidente del Brasile. Sempre il CARP ha difeso Antonio Mancini, membro storico della Banda della Magliana, condannato a 28 anni di reclusione con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Sisto Nardocchi. Stessa cosa con con il mostro di Primavalle, Achille Lollo, condannato a 18 anni di reclusione per l’incendio dell'appartamento di Mario Mattei, all’epoca segretario della sezione di Primavalle del MSI. Le fiamme si propagarono a tutto l'appartamento e nel rogo morirono Stefano, 10 anni, e Virgilio Mattei, 22 anni, figli del segretario. Ora vive a Rio de Janeiro dal 1986. Ha quattro figli brasiliani e lavora come giornalista e editore di tre riviste politiche della sinistra brasiliana. É capitato anche con Pasquale Valitutti, l’anarchico testimone del caso Calabresi, inseguito da una condanna per il tentato sequestro dell’armatore livornese Tito Neri. Valitutti aveva precedenti per partecipazione a banda armata con la sigla eversiva Azione Rivoluzionaria. Fu acciuffato il 15 luglio ’93 a Curitiba. Oppure Carlo Pagani, ex Autonomia operaia, oggi professore di restauro a Petropolis, RJ. E potremmo continuare ancora. Senza peraltro parlare di tutti quei criminali nazisti che, in qualche modo, hanno avuto una seconda vita in Sudamerica.

Ecco qual è allora per me il pericolo maggiore di questa faccenda. Con tutte queste persone che, in qualche modo, hanno avuto problemi con la Giustizia italiana ma che hanno trovato un accogliente rifugio in Brasile, la serietà di questo Paese, se così possiamo dire, è certamente compromessa.

Quindi come vedete il caso di Cesare Battisti non è certamente così eclatante o particolare come vogliono farci credere. Cesare Battisti è uno dei tanti che si sono semplicemente trasferiti in Brasile, e non sarà certamente l’ultimo.

Posta un commento

5 Commenti

  1. ....In Francia l'ex terrorista dei Proletari armati contro il comunismo aveva vissuto anni di latitanza, protetto dalla dottrina Mitterrand .... (Le Monde)

    Ciao!
    Ero in Italia alla fine degli anni settanta, i cosidetti anni di piombo e come te, e come tanti, capisco anchio il risentimento dei familiari delle vittime.
    Capisco un po meno chi ora parla della credibilità del governo brasiliano. Non voglio con questo giustificare una decisione che particolarmente non mi trovo d'accordo, ma mi chiedo: Non sarebbe ora di cambiare una politica che pretende di essere forte con i "deboli" e debole con i forti? E quindi, mettendo a rischio la propria credibilità ancora prima di tanti altri?
    un cordiale saluto
    selma

    RispondiElimina
  2. Franco,
    A decisão do Lula e do STF de libertar este assassino é uma vergonha para nós brasileiros, a maioria decente do Brasil não concorda com este ato insano. Mas para nós, brasileiros, não é surpresa, pois aqui existe uma ideologia de se proteger os criminosos, pois dizem que são frutos da pobreza e do sistema, e desprezam o sofrimento das vitimas e de suas famílias. Como ítalo-brasileiro, me sinto indignado, como brasileiro, sinto vergonha.

    Eliseu - Vinhedo SP

    RispondiElimina
  3. Caro Eliseu,
    non hai proprio nulla di che vergognarti, né tu né nessun altro brasiliano. Piuttosto siamo noi italiani a doverci veregognare, per aver lasciato scappare questo pluriomicida. É ovvio che per riuscire in questo Battisti deve aver ricevuto molti aiuti, sia "logistici", chiamiamoli cosí, che economici. Ma questo non giustifica la nostra negligenza. É vero che la maggior parte dei brasiliani era contro questa decisione del governo brasiliano, e avrebbe voluto mandare via Battisti da questo Paese. Come é vero che molti italiani avrebbero voluto vederlo in un carcere italiano. Ma come sai bene, quello che vuole la maggior parte della gente non sempre, anzi, qausi raramente, viene accolto dal proprio governo, qualunque che sia.

    Um abraço.

    RispondiElimina
  4. La Costituzione brasiliana del 1988 vieta l'estradizione di condannati per reati politici.
    Per quanto conclusa in modo definitivo con la condanna a due ergastoli, la vicenda giudiziaria di Battisti è poco chiara. Non è in discussione la partecipazione di Battisti alle azioni dei PAC né il frequente ricorso del gruppo alla violenza armata, che Battisti stesso ha ammesso. Ma ci sono cose poco chiare nelle ricostruzioni dei delitti che hanno portato alle condanne, che sono frutto quasi esclusivamente delle testimonianze fornite da altri membri dei PAC, soprattutto da uno di questi, Pietro Mutti, che ha cambiato più volte versione, prima e dopo il processo. Nel caso dell’omicidio di Andrea Campagna, per esempio, un altro membro dei PAC ha confessato di avere commesso l’omicidio con un suo complice, secondo i testimoni oculari alto e biondo. Mutti individua in quel complice Battisti, che alto e biondo non è. Tutt’ora esiste un robusto movimento d’opinione che si batte per l’innocenza di Cesare Battisti sostenendo che Mutti lo abbia accusato solo per garantirsi degli sconti di pena previsti dalle leggi italiane sui pentiti e chiede quindi che i processi vengano ripetuti.

    RispondiElimina
  5. Interessante quello che hai scritto. Meriterebbe un analisi più approfondita. Grazie per il tuo intervento.

    RispondiElimina