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Il boom brasiliano


Io trovo engraçado per come, il Brasile di oggi, assomigli molto all’Italia degli anni 60. Era il tempo del boom economico dove, usciti da poco dalla Seconda Guerra Mondiale, grazie anche dal Piano Marshall e dalla Guerra di Corea, si ebbe una grande crescita dell'industria pesante italiana.

Si erano poste così le basi d'una crescita economica spettacolare, destinata a durare sino allo shock petrolifero del 1973 ed a trasformare il Belpaese da Paese sottosviluppato dall'economia eminentemente agricola ad una delle nazioni più sviluppate dell'intero pianeta. Per esempio, nei tre anni che intercorsero tra il 1959 ed il 1962, i tassi di incremento del reddito raggiunsero valori da primato: il 6,4, il 5,8, il 6,8 e il 6,1% per ciascun anno analizzato. Valori tali da ricevere il plauso dello stesso presidente statunitense John F. Kennedy in una celebre cena col presidente Antonio Segni. Più che l'intraprendenza e la lungimirante abilità degli imprenditori italiani, ebbero effetto l'incremento vertiginoso del commercio internazionale e il conseguente scambio di manufatti che lo accompagnò. Il maggiore impulso a questa espansione venne proprio da quei settori che avevano raggiunto un livello di sviluppo tecnologico e una diversificazione produttiva tali da consentir loro di reggere l'ingresso dell'Italia nel Mercato comune.

Il settore industriale, nel solo triennio 1957-1960, registrò un incremento medio della produzione del 31,4%. Assai rilevante fu l'aumento produttivo nei settori in cui prevalevano i grandi gruppi: autovetture 89%; meccanica di precisione 83%; fibre tessili artificiali 66,8%. Un altro dei mutamenti più rilevanti degli anni del miracolo economico fu la profonda trasformazione della struttura di classe della società italiana. Uno degli indicatori che mostravano come l'Italia fosse entrata ormai nel novero dei paesi sviluppati, fu il rapido incremento del numero di impiegati, sia nel settore privato, che nel settore pubblico. La categoria dei tecnici crebbe in maniera altrettanto rilevante in quegli anni. Al vertice del settore si collocavano i manager del comparto industriale, che furono i veri soggetti delle idee sulla nuova organizzazione industriale, le cui teorie avevano da tempo fatto scuola nelle Università americane. Il numero di dirigenti d'azienda che non vantavano titoli di proprietà delle realtà produttive che dirigevano aumentò sensibilmente negli anni del «miracolo» e, parimenti, aumentò il loro potere di condizionamento del ceto politico, soprattutto di quello che controllava direttamente o indirettamente l'industria pubblica. Ma gli anni della grande espansione furono anche teatro di straordinarie trasformazioni degli stili di vita, del linguaggio e dei costumi degli italiani. A questo si accompagnò anche un deciso aumento del tenore di vita delle famiglie italiane. Nelle case facevano la loro comparsa le prime lavatrici e frigoriferi (la cui produzione era svolta soprattutto da imprese italiane di piccole e medie dimensioni). Anche le automobili cominciavano a diffondersi sulle strade italiane con le Fiat 500,evoluzione della Fiat 500 "Topolino", e le 600. (*)
(*) fonte Wikipedia

Il Brasile sta avendo lo stesso processo di evoluzione. E non sono l’unico a pensarla così. Secondo Paolo Manzo, in un articolo apparso su Panorama, il Brasile sta subendo “… un fenomeno analogo a quello vissuto dall’Italia negli anni Sessanta, quando le grandi imprese si contendevano a peso d’oro i pochi laureati.” Sempre in quel articolo si legge che “ Il Brasile oggi è ormai la settima economia del mondo ma è a corto di manodopera specializzata. L’allarme lo ha lanciato questa settimana la presidente Dilma Rousseff sottolineando come uno dei principali problemi del Brasile contemporaneo sia proprio la mancanza di lavoratori qualificati. “Se oggi siamo la settima potenza economica al mondo”, ha detto ieri Dilma alla radio, “lo dobbiamo al sudore di chi ha fatto crescere questo Paese senza aver avuto una formazione lavorativa adeguata. Adesso, però, per questo nuovo ciclo di sviluppo, abbiamo bisogno di manodopera qualificata”. Non a caso, oggi, un numero sempre maggiore di imprese verde-oro è costretta ad importare lavoratori qualificati, da Cile e Argentina, ma anche da Portogallo, Spagna e perfino Stati Uniti.” Anche per questo Dilma ha annunciato che il suo governo finanzierà borse di studio all’estero per 75 mila studenti entro il 2014. “Non c’è nessun Paese che disponga di scienza e tecnologia avanzate che non invii i suoi giovani a studiare all’estero”, ha spiegato la Rousseff, “e invece noi attualmente abbiamo appena 5 mila studenti fuori con finanziamenti statali. Per questo è ora di lanciare un grande programma di borse di studio all’estero nei settori in cui la nostra educazione è più carente.” (*)
(*) © 2007 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

Quindi, come si può vedere, anche se alcune cose qui in Brasile sono ancora da Terzo Mondo, e parlo della sanità, educazione, criminalità e povertà (perché, anche se è vero che la classe economica media è salita, in Brasile ci sono ancora tantissime persone che vivono al limite della povertà), questo Paese non può far altro che crescere. Con la speranza che cresca non solo economicamente ma anche socialmente e culturalmente. E che arrivati a un certo punto non si fermi come ha fatto l’Italia e che continui a evolversi.


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8 Commenti

  1. CIAO Franco ...

    Era un po che non ti facevo una visita , i tuoi post come al solito sono molto professionali e completi .
    Quasi quasi vengo a lavorare in Brasile , mi hai convinto .
    Da giramondo quale sono stato non avrei nessuna difficolta ad ambientarmi in poco tempo .

    Fammi una visita ogni tanto e lascia un commento tutto italiano perche la maggior parte dei miei lettori sono Brasiliani .

    un caro saluto dall'ITALIA

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  2. Ciao Antonio.
    Come sempre grazie per i complimenti. Forse la mia unica fortuna è di leggere molto e di approfondire le cose che mi interessano. Per il resto non faccio nulla di particolare.

    Ti dirò... il fatto cge qui le cose vadano bene, ecnomicamente parlando, è vero, specialmente se confrontiamo la situazione politica ed economica con l'Italia di adesso. Quindi una persona come te che ci sa fare è certamente benvenuta qui in Brasile. Ma non dimenticare che non è facile come sembra abituarsi ai nuovi costumi e che, anche se l'economia di questo Paese sta salendo, per chi come noi ha già superato gli "anta", le possibilità di lavoro non sono poi così diverse dall'Italia.

    Un saluto e un abbraccio dal Brasile.
    Ciao!

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  3. Sono felice che il Brasile stia crescendo economicamente,spero che in tutta questa evoluzione il popolo brasiliano mantenga la proverbiale gioia di vivere, la genuinità e il sorriso!Un saluto Rosanna.

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  4. Caro Franco, credo che ti ricorderai, o almeno ne avrai sentito parlare della signora Longari e dell'uccello.

    Comunque si tratta di una leggenda metropolitana, dove la signora Giuliana Longari, secondo alcune fonti, su una domanda di carattere ornitologico, mentre altri riferisco che la domanda verteva sul pittore Paolo Uccello, avrebbe dato la risposta errata.

    Il Mike nazionale avrebbe detto la famosa battuta: "Ahi! ahi! ahi! Signora Longari... Mi è caduta sull'uccello!".

    Ricordando questo episodio mi viene da dire "Ahi! ahi! ahi! Signor Franco... Mi è caduto sul Terzo Mondo!"

    E questo lo dico riferendo alla tua frase: "...se alcune cose qui in Brasile sono ancora da Terzo Mondo...". Dovendo dirti che il Brasile non ha mai fatto parte del Terzo Mondo.

    Anzi, quando nel 1960 l'imbecille Alfred Sauvy per dimostrare la sua cultura della storia francese coniò il termine “le troisième était” che interpreti altrettanto imbecilli tradussero in “tiers Monde”.

    Ma la definizione di Sauvy si riferiva proprio al Terzo Stato francese, ossia coloro che non erano né ecclesiastici né nobili.

    Ossia era una definizione politica, non economica. E la frase apparsa dell'Observateur del 14 Agosto 1952 intendeva riferisci a quei paesi che non erano allineati con il blocco occidentale (presunto Primo Mondo) e con il blocco russo (presunto Secondo Mondo).

    Solo molto tempo dopo la frase è passata, a mio parere erroneamente, ad indicare paesi poveri o sottosviluppati.

    Inoltre, a Bandung, dove si tenne la conferenza dei paesi non allineati, poi definiti Terzo Mondo, non c'erano paesi americani ne europei, ma solo paesi africani e asiatici.

    A quel tempo Vargasi si era appena suicidato e in Brasile si susseguirono alcuni brevi governi fino all'avvento di Juscelino Kubitschek, e fu un periodo di sviluppo economico e politico non indifferente. Ossia, al tempo della creazione della infelice espressione "Terzo Mondo" il Brasile era un paese benestante e democratico. Tutto il contrario di quello che si vorrebbe affermare con la frase di Sauvy.

    Per questa fatica ti manderò fattura per le spese sostenute.

    Giancarlo

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  5. Cosa dici di "trocar" la fattura per una pizza?

    Scherzi a parte, ammetto la mia grande e incolmabile ignoranza, perchè non conoscevo questa storia sulla nascita del "Terzo Mondo".

    Grazie per le tue precisazioni. Sono sincero quando affermo che sono molto utili, perlomeno per me.

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  6. Non ti lamentare della tua ignoranza, visto che anche blasonate testate brasiliani fanno lo stesso grave errore.

    Ma di errori grossolani, gli stessi governi statali e quello federale, ne fanno a iosa. Specialmente per quanto riguarda la Storia e la Geografia del Brasile.

    A volte faccio qualche post in merito, ma l'enormità delle castronate rende impossibile quantificarle tutte. Basta vedere la costituzione attuale dove vengono mescolate le definizioni di indigeno e indio, definizioni che per'altro non sono mai menzionate nelle costituzioni precedenti, a parte nell'emenda Costituzionale del 17 ottobre 1969, dove viene citata la Fundação Nacional do Índio. Fondazione creata nel 1967 durante il regime militare in sostituzione dell'altrettanto errato "Serviço de Proteção ao Índio"

    Come vedi, se il governo stesso non sa ancora che gli indiani abitano in India, tu puoi benissimo non sapere la definizione di Terzo Mondo.

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  7. Caro Franco,dove vedi questa crescita economica? Il Brasile e' completamente fermo,i consumi,unico motore ,a caro prezzo (per il consumatore) , degli ultimi anni ,sono molto diminuiti,l'industria non riesce a esportare niente ( con la qualita' offerta non e' una sorpresa) e i soldi dall'estero non entrano piu' (entravano con il QE della FED ,adesso quasi terminato).Un paese normale tenterebbe di porre rimedio alzando ( e ci vorrebbe veramente poco) il livello qualitativo dell'istruzione ,ma il Brasile non e' un paese normale.
    Stefano

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  8. Ciao Stefano. Non so cosa sia successo. Questo post l'avevo scritto nell'aprile del 2011 ma per qualche motivo sembra che l'abbia pubblicato adesso. Infatti se vedi i commenti precedenti vedrai che sono di 3 anni fa. Evidentemente devo aver combinato qualcosa perché sto sistemando tutti i vecchi post, quindi puó darsi che per sbaglio abbia inserito involontariamente la data di oggi. D'altronde a quel tempo ero arrivato da poco in Brasile e molte cose non le conoscevo ancora, essendo ancora molto ingenuo e entusiasta (e se fin da subito ho iniziato a vedere molte cose negative di questo paese). Chiedo scusa a tutti e cercheró di stare piú attento.

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